Editore: Damster; Anno di pubblicazione: 2020; Numero di pagine: 261; Prezzo di copertina: 15,00
E’ la Torino dei primi giorni di agosto del 1971, afosa e estasiata dal viaggio di un rover sulla Luna, l’ambientazione di questo giallo di un esordiente torinese Marco P. L. Bernardi, vincitore del GialloFestival 2020 come miglior romanzo assoluto.
Il cinquantatreenne avvocato Ennio Alfieri ha lasciato la professione di famiglia, insofferente ai vincoli e ai compromessi ai quali era costretto, e trascorre il suo tempo tra il collezionismo di vario genere, che comprende anche manoscritti antichi, le ”scorribande” culinarie con il suo fraterno amico Don Mario Scassa, essendo un “fine intenditore di locali e un instancabile catalogatore di cene”, il cinema, i viaggi, la settimana enigmistica e … una relazione segreta.
Quella domenica 1° agosto, però, Don Eligio viene ucciso in canonica e il giorno successivo anche Don Guido viene ucciso nella navata della sua parrocchia con un colpo di pistola in fronte. Per l’avvocato Alfieri è il momento di riprendere le “collaborazioni amichevoli” con la Polizia, altra sua grande passione che continua a impegnarlo anche se ritirato dalla professione, e di aiutare il vicecommissario Ranieri, detto il Gagà, a risolvere i due brutali omicidi.
L’autore ha scelto una narrazione lenta, elegante e sinuosa, che predilige lo sguardo sulla città e sui personaggi lasciando all’indagine uno spazio dapprima ristretto che si allarga a poco a poco fino allo svelamento finale del colpevole. La città entra in scena con l’eleganza di Piazza Solferino, su cui affaccia l’appartamento dell’avvocato Alfieri, e la mitologica Fontana Angelica, di cui viene resa una minuziosa quanto gradevole descrizione, l’ambiguità del Balon, crocevia di scambi di merce di ogni genere e di personaggi pittoreschi, l’alterigia ormai decadente delle ville della collina e poi i cinema, i caffè e le piole.
E poi ci sono i personaggi che con Alfieri intrecciano una girandola di piccole storie attorno a quel nucleo “giallo” dei due omicidi: Don Mario Scassa, Gianvito il Rigattiere, Marietta, prostituta decaduta che ancora bazzica il Balon in cerca di qualche sparuto cliente, la decrepita domestica Catlina che si prende cura di Alfieri fin dall’infanzia, il Gagà, l’affascinante Elvira e lui … Beppegaribaldi, canarino capriccioso e permaloso ossessionato dal becchime.
L’autore riesce a costruire e a tenere in piedi una continua sospensione tra il presente e il passato ricavando un intreccio di grande respiro che non annoia mai, neanche quando l’attenzione non è proprio concentrata sull’indagine per omicidio. Il passato è ancora li, pronto a mordere con i fantasmi ancora pulsanti della guerra partigiana, i rimorsi, i rimpianti, gli amori perduti, i demoni che si agitano attorno al manicomio di Collegno proprio in quegli anni in cui stavano venendo alla luce i famigerati trattamenti dell’”elettricista”; nel presente, invece, c’è anche posto per un antico manoscritto trafugato dall’Hotel-Dieu di Baune.
I toni pacati e eleganti di questo romanzo hanno immediatamente suscitato in me l’assonanza con lo stile di quella grande scrittrice torinese che è stata Gianna Baltaro e questo credo sia il miglior auspicio affinché si possa continuare a parlare dell’avvocato Alfieri e del suo irriverente canarino.