L’ultimo libro di Culicchia è il seguito editoriale ma è anche il prequel di Il tempo di vivere con te perché c’è il “prima” di Walter Alasia, la sua famiglia e soprattutto sua madre che a Walter ha trasmesso gli occhi azzurri e il carattere allegro e giocoso ma anche la passione di battersi quando c’è di mezzo una “questione elementare di giustizia”.

Nella storia di una bambina che non doveva piangere e che, ormai donna, piangerà fino a morirne c’è una bambina che nasce con il labbro leporino, il cui pianto può compromettere l’esito dell’operazione per correggere il difetto, e c’è una donna che subisce il lutto più grande per una madre, la morte del figlio.

Tra la bambina e la donna c’è la Storia, quella con la S maiuscola, una Storia “matrigna” che mette inesorabilmente nel suo mirino le persone e le risucchia senza scampo. Dopo la guerra e la fame l’entusiasmo per gli anni del boom è smorzato dalle difficoltà economiche e da una vita coniugale non sempre felice fino a quando la storia di Ada non incrocia quelli che passeranno alla Storia come gli “anni di piombo” che, per certi versi, sono stati un’altra guerra, questa volta direttamente al cuore dello Stato democratico nato dalla Resistenza.

Ada fin da piccola ha una propensione a battersi contro quelle che ritiene ingiustizie, è combattiva, volitiva “tacere e farsi da parte non le appartiene” ma anche generosa e pronta a darsi agli altri: è quasi connaturale al suo temperamento l’iscrizione al sindacato e al PCI quando si ritrova al centro della lotta di classe in quella Sesto San Giovanni dove è evidente il divario di possibilità che c’è tra operai e padroni e Leopoldo Pirelli è il padrone-nemico per antonomasia. E Walter, che vive l’esperienza del movimento studentesco e di Lotta continua, ammira sua madre e comincia a maturare la convinzione che le manifestazioni, gli scioperi, le parole non bastano più.

Quando arriva il momento della scelta più difficile della sua vita, Ada sceglie di appoggiare incondizionatamente suo figlio.

Nella cornica di quella Storia con la S maiuscola l’autore racconta la “piccola” storia dei singoli individui con un grande atto di coraggio perché le persone a cui dona volto, quotidianità, sentimenti e visibilità sono i suoi affetti più cari e tra questi ci sono Walter e Ada che in quella Storia si sono trovati senza appello dalla parte sbagliata.

L’autore pur consapevole della difficoltà dell’accettazione o addirittura del rifiuto da parte del pubblico di Walter, e insieme a lui di sua madre Ada che ne ha condiviso le scelte, realizza il grande progetto al quale ha dedicato tutta la sua carriera di scrittore: scrivere la storia di Walter, ovvero la storia di un ragazzo di vent’anni che un mattino di dicembre del 1976 ha ucciso due poliziotti con grande sangue freddo prima di venire a sua volta ucciso.

Il risultato è racchiuso in due libri che sono un tributo all’amore verso la famiglia e all’amore indissolubile tra madre e figlio e che senza indulgere all’assoluzione o alla giustificazione cercano di proporre una chiave di lettura di scelte che rimangono comunque riprovevoli sul piano umano e storico.

Il merito più grande di questi ultimi due libri di Culicchia è quello di aver alzato il velo di quella narrazione pubblica che vuole il dolore prerogativa assoluta delle vittime per guardare oltre e raccontare che, invece, il dolore non è solo di una parte ma è un sentire universale e senza confini ideologici. Il dolore è della madre, del padre, dei fratelli ma è anche della famiglia e degli affetti che in una vita, anche se breve, si sono costruiti e anche se questo dolore non può permettersi la celebrazione pubblica rimane pur sempre incancellabile, senza guarigione.

Il dolore è sempre di chi resta anche quando ad andarsene è chi si è trovato dalla parte sbagliata della Storia.

 

Editore: Mondadori – Le scie –

Anno di pubblicazione: 202

Pagine: 228

Prezzo di copertina:  18,00

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Siamo partiti con l'idea di segnalare libri che hanno un'ambientazione torinese attraverso recensioni, incontri e interviste con gli autori ma ci piace dare spazio a quegli autori che a Torino vivono e lavorano anche se i loro personaggi sono di Roma, di New York o di un luogo immaginario. Siccome non ci piace solo la narrativa, faremo qualche incursione dentro la Storia e le tante storie che hanno fatto la città.

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