La storia raccontata in “Divorare il cielo”, l’ultimo romanzo dello scrittore torinese Paolo Giordano, è intrisa della rabbia e del desiderio che emergono già dal titolo. La protagonista è la giovane Teresa, che vive nella Torino degli anni Novanta, dove frequenta il liceo, e ogni anno torna in un paesino della regione d’origine del padre, la Puglia. A Speziale, dove vive sua nonna, il tempo scorre lento e le ore sembrano interminabili. Ma una notte scorge tre ragazzi intrufolarsi nel suo giardino e buttarsi in piscina. Scoperti, gli intrusi fuggono ma si rifanno vivi il giorno dopo per scusarsi. Si tratta di Nicola, Tommaso e Bern: lavorano alla masseria, gestita da Cesare e da sua moglie, che sono anche i loro genitori adottivi.
Teresa entra lentamente a fare parte del loro mondo. Ritrosa all’inizio, capisce poco per volta che le sensazioni che prova quando sta con Bern sono legate a qualcosa di più di una semplice amicizia. La sua durezza, il mistero che costituisce la sua vita dalle origini oscure, il suo carattere forte e complesso la attraggono a tal punto da iniziare con lui una relazione intensa, che si consuma di nascosto sullo sfondo di una natura selvaggia e aspra.
Il ricordo dei momenti trascorsi con Bern insegue Teresa sino a Torino, dove il lungo inverno non smorza la sua passione per Bern. Un’estate in apparenza come le altre, però, fa ritorno a Speziale e scopre che Bern non c’è più. Sparito. Per giunta dopo avere allacciato un rapporto con una ragazza di nome Violalibera, che Teresa aveva conosciuto l’anno prima. Violalibera è incinta e Bern si è volatilizzato.
La masseria non è più quella di prima: Cesare si è chiuso in se stesso, Nicola è preso dai suoi studi all’università e Tommaso è il solo a degnare di attenzione Teresa. È attraverso le sue parole che si svela lentamente la realtà celata fino a quel momento nell’ ombra. Luogo di oppressione e sofferenza più che di libertà e gioia come Cesare vuole dare a intendere, ergendosi a educatore e guida spirituale dei giovani che ha adottato, la masseria si rivela nella sua crudezza. Le gelosie fra Bern e Nicola, cui viene donato il solo computer di tutta la casa perché prescelto come colui che avrà la possibilità di studiare e diventare qualcuno, i modi di vita spartani imposti a ogni costo, la natura ambigua di insegnamenti pseudo-religiosi che puntano a fare dei ragazzi esseri sublimi e privi di macchia, allo stesso tempo sfinendoli di lavoro e senza lasciare loro un soldo, tutto questo rende il clima di convivenza in questa dimensione fintamente bucolica estremamente difficile. La voglia di trasgressione nei ragazzi aumenta e la loro ribellione verso il padre-padrone li porta a cercare i lati più oscuri di se. Si fa strada anche il mistero di un omicidio, che contribuisce a proiettare una luce fosca sul romanzo.
Quest’ultimo (composto da più di 400 pagine) continua descrivendo i ritorni di Teresa a Speziale e il ruolo mai svanito di Bern nella sua vita. Quando lui di colpo ricompare, nonostante tutto la loro storia riprende forma e li trascina lungo vicende inaspettate che li condurranno a confrontarsi con grandi interrogativi.
Scritto con grande forza espressiva, questo libro tratta con incisività di linguaggio e con un’ottima strutturazione e organizzazione della trama – fatta di molteplici non detti che lentamente lasciano posto a molte verità – i temi imperituri della ricerca di se e dell’amore per combattere il non senso, che prepotente e beffardo minaccia però costantemente di riaffacciarsi all’esistenza.
A dieci anni dalla pubblicazione de “Il mistero dei numeri primi”, Paolo Giordano riconferma la sua bravura, attraverso una storia che – a seconda del personale gusto dei lettori – può o meno risuonare in loro ma è certamente narrata bene.
Casa editrice: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2018
Pagine: 440
Prezzo di copertina: 12,99