Un pomeriggio ho preso il tram 4 da via XX Settembre perché dovevo andare in un negozio dalle parti di piazza Derna. Mi sono seduta e ho tirato fuori dalla borsa Fa troppo freddo per morire. La prima indagine di Contrera, di cui avevo appena iniziato la lettura. Poco dopo Porta Palazzo mi sono resa conto che il tram mi stava portando dritta dritta nel cuore di Barriera di Milano, dove “vive” Contrera. Allora ero solo alle prime pagine e non conoscevo ancora abbastanza il personaggio, altrimenti avrei potuto fare uno sforzo di immaginazione e vedere Contrera con la sua Panda Young del ’97 percorrere corso Giulio Cesare a caccia di indizi utili alla ricerca di un marocchino ventenne scomparso, personaggio chiave per risolvere l’omicidio di un gangster albanese che tiene in pugno il quartiere.
“Sono nella lavanderia a gettoni di Corso Giulio, dove lavoro. Anzi, dove sto di base. Non mi occupo di lavatrici e detersivi, sono un investigatore privato senza ufficio”: l’incipit è sufficiente per proiettare il lettore nella dimensione di un personaggio del tutto fuori dagli schemi nei confronti del quale non si possono che provare sentimenti forti, qualcosa che suona come quello stereotipato “amore o odio”.
Io, personalmente, l’ho amato moltissimo e qui cercherò di spiegarvi il perché.
Costretto a lasciare la polizia perché corrotto, sbarca il lunario con piccoli lavori da investigatore privato, dopo il divorzio dalla moglie, che lo odia, vive a casa della sorella e dei due nipoti insieme a un cognato, che pure lo odia, ha una figlia adolescente con cui non riesce praticamente a parlare.
Il suo abbigliamento d’ordinanza è “un giaccone militare con le spillette della pace, un paio di jeans un tantinello usurati e gli anfibi d’ordinanza scalcagnati e da ripulire per bene”, è irriverente, spavaldo a volte sbruffone, un autentico rompipalle che non molla facilmente l’osso.
Fin qui abbiamo tirato fuori quasi tutti i suoi lati negativi ma non lasciatevi ingannare perché Contrera è senza regole ma non senza etica, spesso viola la legge ma ha un robusto concetto di giustizia, ha dei modi da bullo ma con l’intuito di un grande detective riesce a impedire che venga commessa un’ingiustizia e poi, in fondo, è anche romantico.
“Barriera è il mio cuore nero” dice Contrera e in questa sua affermazione ho sintetizzato la capacità di Frascella di creare un personaggio che, muovendosi perfettamente a proprio agio tra corso Vercelli, corso Giulio, via Lauro Rossi, via Cervino, via Verres, corso Taranto, via Botticelli, corso Novara, corso Grosseto, assorbe in sé le sfaccettature di quel quartiere multietnico che sperimenta la difficile strada dell’integrazione e si presta alla piccola delinquenza ma è anche un bacino per la criminalità organizzata.
Contrera rimane fino alla fine un personaggio in bilico tra bene e male, un anti-eroe che non si fa piegare dalle avversità anche se a volte si abbandona a quel “sentimento di dolore così forte” che mette a nudo le sue debolezze. Forse il finale “nostalgico-sfigato” può dare fastidio al lettore che si aspetta il lieto fine, ma io non dispererei dal momento che vedremo ancora, e presto, Contrera sulle strade di Barriera.
Casa Editrice: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2018
Pagine: 328
Prezzo di copertina: 18,50