Questa è una storia d’amore. No, di più. Questa è la storia che rivela perché “il volley permea e governa il mondo”.
E questa rivelazione ce la fa uno che ha una “vocazione alla conoscenza della verità assoluta del volley”: vocazione, peraltro, pienamente raggiunta nei primi sei giorni di vita.
Questo moderno profeta è Roberto Turolla, non vedente dalla nascita e con una capacità innata di raccontare e far divertire.
E’ Paola Cardullo, miglior libero nel campionato mondiale del 2002, a firmare la prefazione di questo piccolo (solo per numero di pagine, un centinaio) divertissement, da cui mi permetto di attingere: “un esilarante saggio sul volley, un testo pieno di trovate, di boutade, di scherzosi accenni al fatto che il volley sia da sempre ciò che dà senso alla storia e all’esistenza umana”.
Ed è proprio così: non sbaglia mica la “Cardu”!
Nella prima vera versione della Torah si legge che Dio al settimo giorno, prima di cessare da ogni lavoro, creò il volley “e vide che era cosa molto buona, la più perfetta delle creazioni”, d’altronde il volley può provenire solo da un’entità superiore: nessun uomo avrebbe mai avuto sufficiente intelligenza per crearlo!
Dopo questa prima fondamentale rivelazione, Roberto ci spiega perché ognuno di noi dovrebbe amare il volley e preferirlo ad altri sport. E i motivi sono veramente tanti, e tutti plausibili, non fosse altro per gli “inequivocabili benefici che i praticanti del volley ricevono sul piano biologico-muscolare e psicologico-emotivo”. D’altronde anche Dante, nella versione originale della Commedia, pare avesse scritto:
Fatti non foste a viver come bruti
Ma per seguir vollèy e canoscenza
Dopo aver disquisito con un professore di filosofia circa la superiorità assoluta del volley, Roberto ci parla dei vantaggi per un cecato, ma di un cecato vero, di uno di quelli che lo sono dalla nascita, non di un masterizzato, nell’andare a vedere le partite di volley. E qui le sorprese sono veramente tante e il segreto sta tutto nella provenienza e nell’intensità dei colpi sul pallone.
Se nonostante il grande impegno profuso da Roberto fino a qui, non riusciste a convincervi della superiorità assoluta del volley, proseguite con la lettura dei successivi capitoli e non perdetevi come sia stato il volley a creare il culto del numero tre o come, sempre grazie al volley, sia stata inventata la pesca con la rete o addirittura scoperta l’America!
Gli ultimi due dei dodici esilaranti capitoli sono imperdibili perché contengono la chiave di lettura di tutti i precedenti. Roberto rievoca quel 1 aprile 2016 quando si è trovato al cospetto della Santissima Trinità, le tre grandi campionesse mondiali del 2002, Paola Cardullo, Eleonora “Leo” Lo Bianco e Paola Paggi, e si è immerso nella grande emozione di quell’incontro disquisendo dottamente di palleggio, muro, bagher di difesa e di ricezione. E infine chiude citando i nomi di giocatori e giocatrici che hanno fatto la storia di questo grande sport e regalandoci un ricordo bello e profondo di quattro grandi giocatori, due dei quali non sono più tra noi: Vigor Bovolenta, Sara Anzanello, Goran Vujevic e Marcos Milincovic.
In questo piccolo e fantastico saggio discipline, valori, oggetti, credo, personaggi vengono dissacrati, rovesciati, sconvolti e spietatamente sottomessi a “quell’unico grande tema davvero evolutivo e di grande portata intellettuale, vale a dire il volley”, a partire dal titolo, che prende affettuosamente in giro il noto motto di Vittorio Alfieri. Per fare questo Roberto si serve del suo profondo e innato senso dell’umorismo e di una spiccata ironia, mai spinti, mai volgari ma sapientemente perspicaci, intelligenti, eleganti, mescolati con perizia all’autoironia con la quale “gioca” sul suo stato di non vedente dalla nascita.
E il messaggio che ci arriva è potente. Allo stesso modo con cui il volley dà un senso a tutto, così ci esorta a seguire le nostre emozioni, a seguire il nostro cuore. Una sfida a trovare il senso della propria vita.
Casa editrice: Golem Edizioni
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 112
Prezzo di copertina: 12,50