Leggere il nuovo romanzo della scrittrice Margherita Oggero – resa celebre dalla indimenticabile serie di gialli con protagonista la professoressa Baudino – è immergersi nella storia con la “S” maiuscola attraverso le vicende un po’ speciali delle protagoniste Esther e Rosanna.
Diverse fra loro ma unite da un grande segreto, le due donne intrecciano un legame di amicizia di rara profondità che le renderà in grado di affrontare le sfide dell’esistenza.
Esther, ebrea colta e raffinata, ha perso le tracce di suo padre quando è stata obbligata a lasciare Berlino nel 1933 a causa del nazismo.
È proprio di questa figura paterna che sentirà la mancanza per il resto della vita, anche dopo aver sposato Riccardo Olivero, ingegnere di una famiglia benestante piemontese, uomo solido e onesto verso cui prova un profondo affetto ma che certo non può aiutarla a rimarginare tutte le ferite del passato.
Rosanna, fanciulla di origini molto modeste, ha un padre violento che neanche la guerra riesce a cambiare abbastanza da consentire a lei e alla madre di condurre una vita più serena.
È l’incontro con la signora Esther e suo marito a cambiare finalmente il destino della ragazza, la quale diventa la loro governante e trascorre lunghi periodi nella loro villa a Bordighera. La svolta definitiva avverrà con la proposta (‘indecente’ e inizialmente scioccante per la giovane) da parte di Esther, che le chiederà di aiutarla a dare un figlio a suo marito Riccardo, unendosi a lui nel corso di alcuni incontri segreti.
Il bambino che Rosanna partorisce viene chiamato Andrea e sarà sentito e trattato come un figlio sia da Esther che dalla sua vera madre.
Uno dei meriti della Oggero è quello di saper rendere con grande accuratezza i sentimenti e le emozioni delle due donne, riuscendo a rendere credibile l’esistenza di un’amicizia fra di loro nonostante le circostanze. La scrittrice coglie infatti le molteplici sfumature di questo rapporto: l’ambizione di Esther di diventare l’insegnante di Rosanna dandole lezioni private per affetto, ma anche per ottenerne una gratificazione personale dopo aver abbandonato i suoi studi di filosofia, la gelosia di Rosanna per il bambino ma al tempo stesso il suo senso di fedeltà verso la famiglia Olivero, che non dipende tanto dalla soggezione per il loro status sociale più elevato, ma da una sincera riconoscenza nei loro confronti. Il romanzo mostra anche l’evoluzione di Rosanna, da sprovveduta ragazzina a donna matura e indipendente.
Ambientato principalmente a Torino, la storia si dipana sullo sfondo dei principali accadimenti storici dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi, accennando anche alle rivolte del Sessantotto e al periodo del terrorismo brigatista.
La lingua è limpida, le descrizioni precise ed essenziali, il lessico recupera parole dal sapore antico legate ad usanze e tradizioni di altri tempi. Non mancano le parole tratte dal dialetto che si amalgamano alla narrazione perfettamente ed esprimono concetti che l’italiano forse renderebbe meno memorabili. È subito a “smorbia” (termine torinese per indicare una persona giudicante e altera) che si pensa, ad esempio, in associazione alla suocera piemontese di Esther, che mal digerisce le abitudini della nuora ‘straniera’ e non manca mai di criticarla.
Lettura coinvolgente per la ricchezza e la varietà delle relazioni umane che mette in luce, questo nuovo romanzo di Margherita Oggero è interessante anche dal punto di vista storico, in quanto permette di ricordare e di scoprire piccoli e grandi avvenimenti che hanno coinvolto direttamente il nostro Paese, segnandone inevitabilmente il destino.
Ai personaggi, in particolare a Esther, Rosanna e Riccardo, è facile affezionarsi, perché – né buoni né cattivi – risultano semplicemente ‘umani’ e rivelano un’onestà di fondo che li rende amabili pur con le loro imperfezioni. La loro dignità li eleva, in parte, dal contesto per molti versi difficile in cui si trovano a condurre le proprie lotte quotidiane: l’odio e la spietatezza della guerra, i sommovimenti politici e sociali del loro tempo, la paura per il futuro che appare incerto li colpiscono ma non riescono a snaturare e svilire la loro essenza.
Forse a sintetizzare la capacità di questi personaggi di andare avanti, nonostante tutto il male della vita nel suo fluire, resta il motto, spesso ripetuto nel romanzo, della trisnonna di Esther: “Nicevò”, cioè “Non fa niente”, come recita anche il titolo di questo bellissimo romanzo.
[Tratto dall’autrice dalla recensione apparsa sul sito: Gli Amanti dei Libri]
Casa editrice: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2017
Pagine: 256
Prezzo di copetina: 19,00