La vecchia ha amato una donna, Nora, più di sé stessa e l’amore vive ancora dentro di lei. Non è  soltanto ricordo ma è carne e sostanza metabolizzata nei gesti, nelle parole, negli oggetti, nei piccoli riti quotidiani e, a tratti, nella presenza quasi fisica della defunta. Nora è ancora una passione bruciante, è un abbraccio e

nel buio la presenza del suo amore si addensa, vibra, è un essere vivente con il suo calore, odore, respiro, quello che si china su di lei addormentata.

La vecchia ormai ha novant’anni e le sole cose in cui ha creduto nella vita sono  l’amore e il lavoro. Adesso non ha più nulla, ma la morte che potrebbe liberarla dalla solitudine e dalla sofferenza non arriva perché il suo cuore è forte. Vivere sta diventando ridicolo ma morire non si può e allora ci si aggrappa a quel poco che rimane, al vecchio gatto Veleno e alla vecchia amica Malvina, ormai rintronata.

E poi c’è Gabriela, la badante rumena che ha appena 26 anni, è una gran lavoratrice, una ragazza acqua e sapone ma non sa nulla del mondo, non ha un uomo e non ha mai conosciuto l’amore, il suo sogno è una casa pulita piena di piante e fiori. Ha un cugino Dorin, simpatizzane dell’ISIS, che la perseguita e di cui ha paura, perché teme di essere seguita e aggredita, e una famiglia che le chiede soldi in continuazione.

La vecchia non si fida totalmente di Gabriela, potrebbe mentirle, potrebbe tenderle un agguato insieme alla sua famiglia sgangherata. Tuttavia la vecchia non può fare a meno di provare per lei benevolenza “un voler bene arioso e spalancato come una vetusta finestra sbattuta dal vento” mentre cerca di farle da guida e di proteggerla dalle insidie di un mondo nel quale lei, la vecchia, non si riconosce più.

Tornare indietro è impossibile, la fune si dissolve alle nostre spalle man mano che andiamo avanti, come mai non ce ne siamo accorti prima? Di quel che è stato, di quel che siamo stati, non restano che la memoria e il sogno, e nessuno di questi due rivali e amanti ci spiega come abbiamo fatto ad avanzare su un filo che non esiste se non per un istante e non sta attaccato da nessuna parte.

La scrittura è  elegante, armoniosa, carica di quell’intensità necessaria a farci vedere lo stupore che può ancora regalare la vita a novant’anni, nonostante tutte le paure che l’età porta inevitabilmente con sé. L’ironia con cui la vecchia “cinica, critica, più intelligente che empatica. Più razionale che emotiva” affronta l’ultima parte della vita è anche lo strumento di cui si serve Margherita Giacobino per indagare lo sconfinato potere che può avere un grande amore corrisposto e perduto per sempre ma anche per interrogarsi su quale valore ha ancora oggi, al tempo dell’ISIS, l’amore.

E’ qualcosa per cui vivere ancora, la meraviglia. Anche se si intreccia alla diffidenza. E insieme fanno da sbarramento all’amore.

 

 

 

Editore: Mondadori

Anno di pubblicazione: 2018

Pagine: 276

Prezzo di copertina: 19,00

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Siamo partiti con l'idea di segnalare libri che hanno un'ambientazione torinese attraverso recensioni, incontri e interviste con gli autori ma ci piace dare spazio a quegli autori che a Torino vivono e lavorano anche se i loro personaggi sono di Roma, di New York o di un luogo immaginario. Siccome non ci piace solo la narrativa, faremo qualche incursione dentro la Storia e le tante storie che hanno fatto la città.

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