Alessandra Rizzo è una quarantenne avvocato (non è una questione di genere, è che avvocata proprio non mi piace) penalista torinese.

Fin dalle prime pagine ci capisce di avere a che fare con una tipa tosta: il suo stesso padre è stato magnanimo a definirla “un uomo intrappolato nel corpo di donna”, perché l’avvocato Rizzo è “uno scaricatore di porto d’eccellenza”. Non le manda a dire e non usa mezzi termini e sa decisamente ottenere ciò che vuole E in effetti quel cigarillo accesso senza parsimonia non fa che esaltare la sua grinta. Se nella professione se la cava piuttosto bene la sua vita privata sta andando in frantumi … e c’è quel trauma del passato che ancora chiede il conto

Le cose stanno più o meno così quando alle 19,30 di un giovedì di ottobre, dopo una gomma a terra, una bici rubata e un acquazzone il signor Giorgio Conti entra nel suo studio, deciso a separarsi dalla moglie. Essendo un avvocato penalista (che non si occupa di separazioni) e avendo avuto un colloquio iniziale piuttosto sgradevole, l’avvocato Rizzo è ben decisa a passare la pratica alla sua collega civilista invece si ritrova con ben due omicidi tra i piedi, di cui uno attribuito proprio al suo cliente. Indizi inquietanti lasciati sul luogo dei delitti fanno pensare a un serial killer, se non fosse per quel dubbio che comincia a mulinare nella testa di Alessandra … Alla fine sarà proprio Alessandra a scoprire che quegli indizi, Dio Fede Abbazia, avevano tutt’altro significato e che le apparenze possono decisamente ingannare.

Negli undici giorni di azione si muovono personaggi ben caratterizzati e mai banali. Alessandra è una dura, anche stronza se vogliamo, ma sotto questa scorza ci sono il forte senso di appartenenza alla sua terra d’origine, la Puglia, e il grande affetto e riconoscenza verso la famiglia di umili origini. Una figura tutta da scoprire quella di Paolo, una via di mezzo tra un segretario e un badante, certamente un amico, bistrattato ma indispensabile e decisamente simpatici Cip e Ciop i due sfigati praticanti di studio che girano sempre in coppia.

Per scrivere un buon giallo bisogna saper creare la suspense, disseminare indizi che non siano troppo evidenti ma che contribuiscano a rendere credibile e ben strutturato il momento clou, cioè la rivelazione dell’assassino. Soprattutto questo assassino non deve essere un impiastro che si rivela a metà libro (leggasi lo scrittore non deve essere un impiastro). Questi ingredienti ci sono nella prima inchiesta dell’avvocato Rizzo e ne fanno un giallo decisamente ben costruito, sia a livello di struttura che di personaggi, condito da una scrittura graffiante e ironica che tiene il lettore sulla corda fino alla fine.

L’avvocato Alessandra Rizzo è un personaggio che mancava e di cui il lettore non può che rimanere affascinato dalle sfaccettature del suo carattere e dalla potente carica umana pronta a esplodere sotto la scorza da dura: alla fine si può perdere l’equilibrio anche quando si è forti.

 

 

 

Casa editrice: Golem

Anno di pubblicazione: 2020

Pagine: 212

Prezzo di copertina: 13,90

 

 

 

 

UN PO' DI NOI

Siamo partiti con l'idea di segnalare libri che hanno un'ambientazione torinese attraverso recensioni, incontri e interviste con gli autori ma ci piace dare spazio a quegli autori che a Torino vivono e lavorano anche se i loro personaggi sono di Roma, di New York o di un luogo immaginario. Siccome non ci piace solo la narrativa, faremo qualche incursione dentro la Storia e le tante storie che hanno fatto la città.

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